Immigrati, scontro sulla legge della Toscana
IL BOOMERANG GARANTITO
Bene fa il centrosinistra a cercare di darsi un'identità sua propria, e forte, anche sui temi della sicurezza e dell'immigrazione, dopo anni e anni di colpevoli ritardi e di sterili coerenze con una cultura politica travolta dai nuovi fenomeni sociali e avvertita come sempre più lontana dalla sensibilità del Paese.
Nasce da qui la legge sull'immigrazione che il consiglio regionale della Toscana dovrebbe approvare nelle prossime ore e che ha nel presidente Claudio Martini il principale sostenitore. Un modo per dire che c'è modo e modo di affrontare l'emergenza. Le perplessità nascono appena si entra nel merito delle scelte.
Ribadito il diritto di tutti, anche dei clandestini, a ricevere cure (senza rischiare per questo l'espulsione), era davvero opportuno fissare per legge una serie di garanzie sociali che di fatto equiparano i clandestini stessi agli immigrati regolari? Il rischio è che, a prescindere dalle intenzioni, un eccesso di garantismo umanitario (financo nelle parole: «Non chiamateli più così», si raccomanda) faccia diventare la Toscana agli occhi dell'opinione pubblica come la terra dell'illegalità protetta. In giorni di aspre polemiche tra governo e opposizione, che coinvolgono perfino Onu e Chiesa, la Regione poteva limitarsi a ribadire, e difendere, alcuni diritti irrinunciabili, reclamando la necessità di trovare la strada per regolarizzare più in fretta possibile tutti quelli che qui già vivono lavorando (badanti comprese). Così, invece, ci sarà un effetto boomerang, che avrà - probabilmente - riflessi elettorali. Chissà se i dirigenti del Pd pratese, ad esempio, gradiranno la svolta. Eppure anche Martini è pratese...
Paolo Ermini - direttore Corriere Fiorentino, dorso locale del Corriere della Sera
«Senza fare calcoli»
di CLAUDIO MARTINI*
Caro direttore, ho letto il suo commento alla nostra legge sull'immigrazione e ritengo che lei abbia letto un testo diverso dal nostro o che l'abbia letto con occhi ideologici. Ha scritto: «Era davvero opportuno fissare per legge una serie di garanzie sociali che di fatto equiparano i clandestini agli immigrati regolari?».
Domando: dove l'ha letto? Nel nostro testo non c'è equiparazione alcuna tra regolari e irregolari. Anzi noi rafforziamo le garanzie per gli immigrati regolari: perché è questa la vera scelta di governo. L'accesso strutturale ai servizi è garantito solo a loro. Per gli irregolari sono previsti, in caso di estrema gravità e di emergenza, interventi per la salvaguardia dei diritti fondamentali della persona, quindi le cure sanitarie e - ma solo in forma temporanea - l'accesso a dormitori e mense. Ciò vuol dire che in Toscana non faremo morire nessuno di fame, né per mancanza di cure o di un tetto sotto cui dormire d'inverno. Non facciamo questo per motivi ideologici o per un - come lei scrive - «eccesso di garantismo umanitario». E' una scelta che facciamo senza calcoli di convenienza elettorale ma per coerenza, serietà e per dare dignità ad un tema forte. Siamo convinti che rafforzare la regolarità sia il modo migliore per sconfiggere la clandestinità e per garantire la sicurezza a tutti i cittadini. Tutto qui.
Claudio Martini - Presidente Regione Toscana
La replica
Un conto è il rispetto dei diritti umani (di tutti, e dunque anche degli immigrati irregolari) in ogni circostanza (e dunque anche davanti a un barcone in mezzo al mare) e un conto e varare una legge che preventivamente assicuri alcune tutele, comprese mense e ricoveri sociali, a chi è sul nostro territorio senza il permesso di starci. La via maestra è quella di regolarizzare tutti coloro che qui hanno trovato un lavoro e di cui, peraltro, c'è un gran bisogno. Non c'era alcun bisogno, invece, di mandare altri segnali, almeno equivocabili, sulla volontà di accogliere tutti, sempre e comunque. Perchè verrà un giorno in cui anche la Toscana potrà garantire solo vite drammatiche, nella marginalità.
I politici dovrebbero avere la vista lunga. In questo caso, secondo noi, ha prevalso invece lo spirito di contrapposizione al centrodestra. Non è certo a questo giornale che fa velo l'ideologia.
Paolo Ermini